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Judo

7^ Dan del Kodokan Tokyo per il Maestro Paolo Malaguti

Lì dove tutto ha avuto inizio, nel Kodokan, materializzazione del pensiero di Jigoro Kano Shihan, lo spazio per la ricerca della propria via. Il Judo così come lo conosciamo oggi nasce su pochi tatamiimage1
collocati in una stanzetta presa in affitto dai monaci del tempio Eisho per poi diffondersi in tutto il mondo. Per volontà del suo creatore si diffonde in Occidente, affascina lottatori e militari, artisti e comuni cittadini, è insegnato da discepoli di alto livello appositamente inviati a diffonderlo (come il compianto Maestro Takero Kurihara, recentemente scomparso). In questo modo il verbo del Kodokan diviene linguaggio condiviso nello spazio e nel tempo ed è naturale, salendo di grado ed esperienza, provare il desiderio di tornare là dove tutto è iniziato e perdura.

Un sentimento che ben conosce il Maestro Paolo Malaguti, giunto per la prima volta al Kodokan di Tokyo (col tempo trasferitosi e arricchitosi di centinaia di tatami) nel 1985 e che, in occasione del conseguimento del 7° Dan appena ottenuto in questa sede, abbiamo avuto il piacere di intervistare, anche per capire come sia organizzato il sistema degli alti gradi in Giappone.

Già 7° Dan FIJLKAM da anni, il conferimento dello stesso Dan da parte della massima istituzione di Judo al mondo rende Malaguti uno dei pochi in Europa (si presume il solo in Italia) ad aver ottenuto questo alto grado anche da parte del Kodokan di Tokyo.

«Da giovane, la spinta a recarmi nella patria del Judo era dettata dalla volontà di migliorarmi sotto il profilo agonistico. Con l’avanzare dell’età, come è giusto che sia, le finalità sono cambiate, l’attenzione è rivolta all’approfondimento dei kata, in particolar modo del Koshiki no Kata; da alcuni anni, a parte la parentesi Covid, mi reco ogni estate in Giappone per studiarlo insieme ai massimi esperti del Kodokan, un gruppo di lavoro formatosi intorno alla figura del Maestro Toshiro Daigo, decimo Dan (di cui ricorre in questi giorni il quarto anniversario della scomparsa, ndr): ho avuto la fortuna di conoscerlo e di poter approfondire con lui quanto avevo appreso nei primi anni ’80, dal Maestro Katsuyoshi Takata; grazie Daigo Sensei ho capito il senso profondo i questo kata, la ricchezza nascosta nella forma risalente alla scuola di Jujutsu “Kito ryu” da cui Jigoro Kano Shihan attinse per creare il “Judo Kodokan”, prima di tutto l’adozione della posizione Hontai, alla base del suo metodo».

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Le “forme antiche” (traduzione di Koshiki no Kata) sono divenute così il tokui kata del Maestro che, oltre a insegnare Judo presso l’Asd Arashi 21100 di Varese e
l’Unione Sportiva Nervianese, ha creato uno specifico gruppo di lavoro sul Koshiki no Kata alla Pro Patria Judo di Busto Arsizio. Non solo, per condividere la conoscenza acquisita in decenni di studio ha pubblicato due volumi, parte Omote e parte Ura, che ne riassumono le radici storiche e ne spiegano dettagliatamente l’intero svolgimento (per chi volesse approfondire lo studio o acquistare i testi il Maestro è disponibile al telefono e via mail, ai seguenti recapiti: 347 0361201 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Anche grazie alla maestria acquisita nel Koshiki no Kata, il Maestro Malaguti ha potuto raggiungere questo importante traguardo: «Non senza difficoltà, perché ho dovuto attendere i lunghi tempi richiesti dal Kodokan: per sostenere l’esame del 7° Dan, che ho svolto a luglio 2014, ho dovuto attendere 12 anni dall’ottenimento del 6° Dan; è poi passato più di un anno perché la commissione valutasse l’intero mio curriculum di judoka e si esprimesse favorevolmente. Per capire l’importanza che assume l’attribuzione degli alti gradi in Giappone, si consideri che a partire dal 6° dan in poi, anche i più grandi campioni nazionali sono tenuti a sottoporsi a un esame che comprende oltre alla conoscenza delle tecniche del Go-kyo e dei Katame waza, l’esecuzione dei kata richiesti per il grado a cui si ambisce, sia nella veste di Tori sia in quella di Uke».

Che dire? Complimenti Maestro!

Christian Carosi